Leggendo Cosa succede a settembre? Scuola e didattica a distanza ai tempi del COVID-19 di Gino Roncaglia, breve saggio, edito da Laterza, ma ricco di spunti interessanti, provo a rimettere ordine ad un’esperienza di didattica a distanza che ha, per quasi tre mesi, sostituito di fatto quella in presenza. Siamo stati obbligati in tempi rapidissimi di emergenza a mettere in atto “un gigantesco esperimento collettivo di didattica on-line” che abbiamo vissuto in modo convulso, non senza difficoltà e perplessità e che, quasi sicuramente, dovremo ripetere, ma questa volta, preparati e con consapevolezza diversa. Ritengo che siano, innanzitutto, le docenti e i docenti, a dover fare un bilancio e a condividere pratiche e riflessioni. E’ il momento di progettare e ripensare radicalmente l’insegnamento perchè una cosa è chiara, “la scuola che ci aspetta non sarà e non potrà essere uguale a quella del passato”. Il ripensamento delle metodologie didattiche non può affidarsi solo all’adozione di strumenti tecnologici, il cui uso, in tempi di emergenza, è stato ben lontano da quello che sarebbe opportuno in una situazione di “normalità” adeguatamente progettata e organizzata. Di norma gli strumenti tecnologici come piattaforme didattiche e sistemi di apprendimento on line (LMS), affiancano e non sostituiscono la didattica in presenza. In fondo la didattica in presenza ha sempre previsto attività “ a distanza”, pensiamo alla lettura, allo studio. Quante polemiche assurde e inutili hanno acceso i dibattiti in questo periodo, come se ci fosse una malevola e coercitiva volontà di imporre un modello di scuola esclusivamente affidato alle tecnologie. Il prof. Roncaglia sostiene che, considerate le enormi disuguaglianze non solo di dotazione tecnologica, ma anche di competenze e infrastrutture esistenti fra scuola e scuola, fra insegnante e insegnante, fra alunno e alunno, l’esperimento a cui siamo stati obbligati ha funzionato anche meglio di quanto non fosse prevedibile. Vi invito a leggere i monitoraggi ministeriali molto interessanti in cui, incredibilmente, la dad di emergenza risulta aver funzionato in modo discreto, ma che le disuguaglianze rilevate costituiscono criticità che bisogna assolutamente affrontare. Le disuguaglianze però riguardano la didattica di emergenza, perchè le disuguaglianze esistevano già e producevano danni rilevanti e di limitazione della partecipazione alla vita civile del paese. La ridotta inclusione delle nostre studentesse e dei nostri studenti non dimentichiamo dipende anche da una pregressa scarsa dotazione tecnologica culturale, i libri. Disuguaglianza e poca inclusività non sono colpa della didattica on line e a questo punto vi invito a leggere il capitolo Problemi di metodo del libro succitato. Non voglio riassumere e banalizzare una tesi molto articolata, ma quello su cui dobbiamo interrogarci è se vogliamo lavorare in modo diverso, ad esempio sul collaborative learning, la classe capovolta, attività di ricerca e documentazione, organizzazione di attività non esclusivamente legate al gruppo classe, interventi ‘ospite’ di docenti esterni o esperti etc o invece replicare on line, come spesso abbiamo fatto, le stesse lezioni frontali in presenza. Come docente e animatrice digitale sono pronta a lavorare per una scuola nuova con una didattica nuova e voi? In questa sezione pubblicherò volentieri vostre proposte, riflessioni e pratiche.
AD Prof.ssa Stefania Zambardino